Nuovo governo in spagna: nuove opportunità?

Venerdì scorso, Pedro Sanchez, leader del PSOE, ha ottenuto i voti necessari per portare avanti una mozione di sfiducia e far cadere il governo di Mariano Rajoy (PP). Grazie a ciò, Sanchez è diventato il nuovo presidente del governo spagnolo, anche grazie ai voti delle forze indipendentiste.

Il voto di sfiducia risponde ad una questione di “igiene democratica”, dato che il Partito Popolare è uno dei partiti più corrotti d’Europa.

Mariano Rajoy è anche il presidente che, con l’appoggio del PSOE e di Ciudadanos, ha represso il diritto all’autodeterminazione della Catalogna con la violenza e con una giustizia politicizzata. L’ ANC (assemblea nazionale catalana) non si aspetta molto dal nuovo organico di Pedro Sanchez.

Da un lato perché “il processo giudiziario non è più in mano al governo spagnolo, che è colui che l’ha iniziato, ma dei giudici del tribunale supremo spagnolo”, secondo quanto spiega la presidentessa della ANC, Elisenda Paluzie, in una recente intervista al giornale online Vilaweb. Non sono attese, pertanto, concessioni politiche in quanto il PSOE, finora, è stato condizionato, in gran misura, dall’opposizione del Partito popolare e di Ciudadanos, che lottano per lo “spagnolismo”.

Di fatto la prima misura resa pubblica dal nuovo governo Sanchez è stata la conferma del blocco delle finanze della Generalitat, nonostante si siano seguiti scrupolosamente tutti i passi richiesti dallo stato, e di aver formato un governo autonomico in Catalogna presieduto da Quim Torra e senza alcun consigliere incarcerato o esiliato, anche se questi ultimi conservano intatti i propri diritti politici. Dunque la ANC si mostra scettica di fronte ad un partito socialista che nel mese di ottobre votò a favore, insieme al Partito Popolare ed a Ciudadanos, dell’attivazione dell’articolo 155 della costituzione, che limitava l’autogoverno della Generalitat, sciogliendo il governo ed il parlamento della Catalogna, passati direttamente sotto il controllo del governo centrale di Madrid. Finora il PSOE di Pedro Sanchez ha appoggiato tutte le iniziative di Mariano Rajoy per perseguitare, criminalizzare e reprimere il movimento indipendentista catalano.

Questo partito socialista è lo stesso che si è opposto alla creazione di una commissione d’inchiesta sugli attentati di Barcellona del 2017, attentati che lasciano molte questioni aperte sul ruolo dello stato e dei suoi informatori; che non ha voluto investigare le cariche della polizia del 1 di ottobre quando la comunità internazionale non solo le ha condannate ma ne ha sollecitato l’investigazione; e che nomina ministro Josep Borrell, una persona che he ripetutamente richiesto di controllare i media pubblici catalani, chiedendo che venissero “disinfettati” ,manifestando con associazioni i cui fondatori mantengono stretti vincoli con gruppuscoli di estrema destra.

Con precedenti così recenti, dalla ANC si celebra la caduta di Rajoy e del suo governo, che hanno cercato costantemente il confronto negandosi al dialogo, ma alla vista dei fatti occorsi con riferimento alla questione catalana, non si prevedono grandi cambiamenti nell’attitudine del nuovo governo di Pedro Sanchez rispetto ai diritti dei catalani e delle catalane.